Blog I CAMPIONI IN AZIENDA: I TUOI ALLEATI SUL CAMPO | Paolo Ruggeri - Miglioramento personale, crescita imprenditoriale
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25/07/2014
I CAMPIONI IN AZIENDA: I TUOI ALLEATI SUL CAMPO
Hai presente lo spot di una nota marca di scommesse sportive? Quello che recita “Ti piace vincere facile?-Ponciponcipopopo”. Quella in cui la squadra del protagonista della pubblicità scende in campo schierando centinaia di giocatori?

Bene…pensa alla tua azienda come se fosse una squadra di calcio e al mercato come se fosse il campo da gioco. Durante il campionato dovrai affrontare tutte le aziende rivali. Qualcuno a fine anno sarà portato in trionfo qualcuno, purtroppo, sarà costretto a retrocedere.

Ora…tu sei il numero 10 della tua squadra, il fantasista, il capitano, il leader. I tuoi compagni sono invece i tuoi collaboratori. Ti piacerebbe vincere facile le partite che dovrai affrontare? Sarai d’accordo con me che per portarti a casa lo scudetto dovrai circondarti di campioni. Chi sono i campioni nella tua azienda? Sono quei personaggi chiave da cui dipendono la maggior parte dei risultati che ottiene la nostra impresa. Sono dei trascinatori. Sono quel 20% di persone che direttamente o indirettamente, citando la legge di Pareto, determina l’80% della produttività.

Ecco qualche altra caratteristica del campione, di quel numero 9 che quando ti troverai in difficoltà, lo sai, non mancherà  di buttarla dentro togliendoti dagli impicci:

Il campione è davvero coinvolto negli obiettivi aziendali. Vive l’azienda come una componente primaria della sua vita. Ha un grande orgoglio. Agli occhi dei clienti è l’azienda o comunque ne impersonifica i valori positivi. Il campione pensa in termini di risultati e non di teorie. La maggior parte delle sue azioni o iniziative si concretizzano in numeri per l’azienda.

A volte però i campioni rischiano di comportarsi da prime donne, vogliono ricevere tutte le attenzioni su di loro, non passano il pallone e allora nella partita decisiva la spunta la squadra composta dai gregari, che hanno un gruppo affiatato e si muovono all’unisono. Il campione infatti a volte potrebbe essere geloso della sua posizione. Il campione ha una grande dose di iniziativa e non ha bisogno di grossi ordini per agire. Per questo motivo egli si sente l’imprenditore del suo settore, sta ottenendo buoni risultati e non ama che qualcun altro si intrometta. Un vero campione vuole il pallone nelle azioni decisive della partita!

Allora…come si gestisce un campione?

Il campione va gestito CONTINUANDO A MANTENERLO MOTIVATO E COINVOLTO VERSO LA META AZIENDALE. Non ha bisogno di ricevere ordini estremamente dettagliati, ma ha bisogno di conoscere la rotta che l’azienda ha deciso di intraprendere. Va elogiato e la sua produttività va riconosciuta anche di fronte al gruppo. Bisogna far sì che continui ad avere spazio in azienda per dimostrare la sua competenza. Riduzioni di zona o di ruolo, scavalcamenti non giustificati, così come ordini eccessivi o troppo minuziosi possono recare danno alla sua motivazione e quindi alla sua produttività. In generale andrebbe gestito in tutto e per tutto come un nostro partner interno all’azienda. In termini calcistici? Non puoi reprimere la fantasia di un campione, limitarlo nei suoi movimenti, adattarlo ad uno schema…lasciagli il campo libero!

Ovviamente un campione richiede un bello stipendio. Non puoi sperare di avere una superstar in squadra pagandola poco, altrimenti alla prima sessione di mercato passerà ad un avversario più facoltoso. Il tuo obiettivo deve essere farlo guadagnare tanto: per fare questo pagalo per i risultati che ottiene. La maggior parte del suo stipendio deve dipendere dai risultati che porta all’azienda: grandi risultati=grandi premi in busta paga. Quindi, in sintesi, devi pagarlo per i palloni che butta in rete e non per il semplice fatto che sia sceso in campo!

Ma oltre che per i soldi un campione potrebbe andarsene per un’altra ragione. La nostra leadership con il campione è principalmente basata sulla competenza e sul fatto che noi si continui a rappresentare ai suoi occhi il simbolo della meta aziendale che lui ha sposato. Se perdiamo di vista la nostra meta, ci distraiamo dal progetto aziendale o veniamo meno ai nostri “doveri di leader”, presto o tardi il campione perderà la fiducia in noi e, dopo un altro po’ di tempo, se ne andrà.

Allora…quanti campioni hai in azienda? E quest’anno a cosa punti? Scudetto o salvezza?

Paolo Ruggeri





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