Oggi sento alla radio che nonostante Alitalia fosse quotata a circa 50 centesimi ad azione, l’offerta di Air France per acquistarla era pari solamente a 10 centesimi ad azione. Cosa ne penso? Penso che viviamo in un’economia di carta e che prima lo capiamo, prima ritorniamo ai fondamenti: fare soldi creando valore e non speculando sulla carta.
Alitalia, da quello che sapevo perde 1 milione di euro al giorno. Ma, come fa un’azienda del genere a valere qualcosa? E come faceva ad essere quotata a 50 centesimi ad azione? Ma questa, mi domando, e' solamente la scena di Alitalia? La mia paura, ma oramai e' quasi una certezza, e' che la maggior parte dei titoli finanziari oggi siano decisamente sopravvalutati, spinti in alto dalle speculazioni. E l’aspetto tragico e' che nelle speculazioni raramente sono i piccoli risparmiatori a guadagnarci. Nella maggior parte dei casi sono le banche, gli speculatori, i grandi fondi di investimento.
Se vuoi fare soldi, non metterti a speculare. Compri Alitalia a 50 centesimi ad azione e poi “speri” che salga. Ci lascerai solamente le penne. I soldi si guadagnano dando un prodotto o un servizio eccezionale ai propri clienti o ai propri datori di lavoro. Non con le speculazioni. Investire saggiamente il proprio capitale: si', ma fai attenzione che quasi tutte le azioni di aziende quotate sono sopravvalutate. Possono si' salire spinte dalle speculazioni, ma ricordati che quello che stai comprando e' comunque carta, e una carta molto costosa. Il fatto che Alitalia fino all’altro giorno “valesse” 50 centesimi ad azione e tutti allegramente la compravano e la vendevano, dovrebbe farti riflettere.
Per dirla come dice il mio amico Giuseppe Blunda, accorto imprenditore siciliano: “Ma tu pensi che se qualcuno ha un’idea eccezionale e che potrebbe fare un sacco di soldi, la viene a dividere con te quotando la sua azienda in borsa????” .
I mercati finanziari sono il grande inganno della societa' odierna. Compra valore e non carta. Non solo farai piu' soldi, ma sono convinto che vivrai anche piu' tranquillo. Credimi.
Paolo Ruggeri
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