Si è passati dall’economia della fatica fisica (quella dei nostri nonni e delle prime catene di montaggio) all’economia della testa (quella dell’organizzazione aziendale, dei colletti bianchi, del controllo qualità, della logistica e delle risorse umane) per poi arrivare all’economia del cuore.
L’economia del cuore è l’economia dell’empatia, della bellezza, dello spirito e delle emozioni. Ma soprattutto è l’economia del coraggio, una caratteristica che non difetta a nessuno di noi e sulla quale, certamente, non siamo inferiori né ai cinesi, ai tedeschi o agli americani.
Paolo Ruggeri
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